Un passito particolare: il Ripasso della Valpolicella
Il Ripasso è il nome di un vino passito della Valpolicella, terra di un altro grande passito: l’amarone.
In realtà quella del “ripasso” è anche un’antica tecnica di vinificazione utilizzata da secoli in queste zone del veneto, diventata oggi molto apprezzata dagli appassionati di passito.
La tecnica del Ripasso ,conferisce più struttura, corpo e sapori al vino e viene realizzata per evitare ogni spreco d’uva avanzata dalla produzione dell’Amarone.
Infatti il Ripasso nasce dopo la vendemmia dell’Amarone, utilizzando l’avanzo delle uve selezionate per questo grande passito.
Solo dopo mesi le uve vengono finalmente pigiate, quando ormai l’acqua è evaporata ed rimasta solo uva passa.
Appassite per l’Amarone e il Recioto vengono pigiate e fatte fermentare insieme alle bucce.
Dopo una lunga macerazione il vino viene poi conservato per l’invecchiamento.
Il Ripasso e il Classico Valpolicella.
Queste uve appassite non utilizzate per la produzione di passito Recioto e Amarone, vengono poi fatte fermentare nuovamente aggiungendo il vino base Valpolicella classico.
Queste bucce sono fortemente zuccherine e contengono ancora composti aromatici , tannini che si attivano attraverso questa seconda, breve fermentazione e che vengono trasferiti al Ripasso, che infatti prende il nome proprio dal termine ripassare.
Il prezzo per un vino ripasso, fatto con uve di passito ha un prezzo indicativo di 10 euro a bottiglia.
Il suo sapore è una via di mezzo molto particolare tra il Classico Valpolicella, con quella sfumatura tipica del passito Amarone.
L’Amarone dei poveri…o forse no!
Il Valpolicella Superiore Ripasso è stato definito come “ l’Amarone povero ” o “ Amarone bambino ”, ma il Valpolicella Ripasso è un vino straordinario, che sta a metà tra il Valpolicella base e l’Amarone, con cui condivide freschezza, leggerezza e aromi e con un rapporto qualità prezzo molto conveniente.
Insomma, perché parliamo di un passito un po’ particolare?
Proprio perché il Ripasso è una via di mezzo tra il passito e un vino classico, un connubio davvero interessante.
La questione del Marchio
Il Ripasso per anni è stato un nome “libero” che i produttori potevano apporre sul proprio passito a discrezione.
Un giorno, una cantina importante della Valpolicella decise di registrare il marchio, sottraendo di fatto ai vincitori di utilizzare quel nome per i loro vini passiti.
Iniziarono così a circolare nomi fantasiosi come “doppia fermentazione” o il “ritorno” fino a quando venne avviata una causa contro la registrazione del Ripasso come marchio.
Nel frattempo però, i produttori inventano anche nuove tecniche di ripasso, oltre che nomi.
Così nascevano vini ripasso, fatti con uva passita per meno tempo, oppure per metà spremuta subito e per metà lasciata appassire per mesi.
Da questa sperimentazione nacquero nuovi vini e passiti, che ancora oggi vengono prodotti in modo moderno, perché le cantine hanno ricevuto grande apprezzamento.
Ah, e quella famosa cantina perse la causa…e non utilizzo mai più il nome Ripasso.
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